X edizione: IN GIOCO

La parola “gioco” mette in movimento associazioni libere che ci restituiscono fotogrammi, abbozzati quadri riferiti alla nostra infanzia, ma questo richiamo rischia di diventare un approccio che sminuisce il valore del gioco relegandolo a cosa da bambini. Eppure, se si ha l'opportunità di soffermarsi ad osservare lo spettacolo di un bambino che gioca, se ne può scoprire il valore effettivo.

Il gioco è un momento fondamentale e costitutivo dello sviluppo personale che mette in campo la dimensione cognitiva, l’invenzione di regole, la produzione di linguaggio e di rappresentazioni della realtà, l’apertura al simbolico, la dimensione affettiva e relazionale, la dimensione sociale. In sintesi, il gioco è elemento cruciale per costruire lo scambio interumano e la comprensione del mondo.

Constatazione inevitabile riguarda il fatto che il gioco, nelle valenze descritte, stia perdendo progressivamente di rilievo anche nella prassi educativa. Nel gioco – nella sua valenza positiva – è presente l’orientamento del soggetto a compararsi con gli altri (il gusto di sostenere una sfida, di essere migliori…) e insieme sono presenti le motivazioni che favoriscono il cambiamento di sé (l’incontro con la sorte, il piacere della finzione…). Fattori questi combinati con la spensieratezza, la fantasia, la gioia. Rilevante è il fatto che il gioco favorisce l’ “esercizio del dominio di sé”, il controllo dei possibili eccessi, attraverso il rispetto e la condivisione di regole.

Il gioco sarà esperienza importante se giocare vorrà dire stare dentro uno spazio separato in cui la realtà viene sospesa, in cui si mette in gioco qualcosa di sé praticando una autentica sospensione delle illusioni cui è aggrappata la nostra identità, quali – ad esempio – quella di dominio sull’Altro. Ciò è particolarmente utile in questo momento storico!

Oggi assistiamo ad una tendenziale scomparsa dell’esperienza complessa del gioco, ridotta alla sola accezione dell’agonismo che degrada il gioco alla riuscita ad ogni costo, con compulsività e trasforma il gioco in divertimento ansioso (si veda, ad esempio, l’imperativo – sempre più pervasivo – del “gratta e vinci”).

Sempre più diffuse sono anche patologie legate al gioco, ai suoi eccessi, alle sue degenerazioni in comportamenti di natura coattiva, senza controllo e limiti, che generano forme di dipendenza.

Vincere è diventato qualcosa di obbligatorio, orientamento dominante che trascina tutti verso la prestazione. Si può constatare come la possibilità di perdere, il saper perdere, venga completamente rimosso. Il gioco è un fatto di cultura dove diventa importante saper vincere e insieme, saper perdere mantenendo aperta la possibilità di giocare.

Oggi è particolarmente importante che ciascuno si metta in gioco con piena responsabilità!

Leggermente accetta la sfida di “entrare in gioco” aprendo una riflessione collettiva sulla tematica del gioco nella sua complessità esplorando il tema in tutta la sua articolazione, con estensione anche al gioco della democrazia, al gioco della relazione con l’Altro, al gioco nella finanza, al gioco nella politica, al gioco nel linguaggio, nella letteratura, al gioco nella crescita e nell’adolescenza, al gioco nella rete…. fino al gioco della vita e alla vita in gioco!