Enrico Galiano è nato a Pordenone nel 1977. Insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per il mondo con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore.
Alla fine, ha sempre ragione Oscar Wilde. Una volta lo scrittore irlandese ha infatti detto: “Attento a quel che desideri, perché potrebbe avverarsi”.
L’anno scorso ho avuto la malaugurata idea di fare un (mal)augurio che si è avverato in pieno e pure con gli interessi: pochi giorni prima della fine del 2019, infatti, ho scritto una lettera ai giovani e alle giovani in cui dicevo:"Ragazzi vi auguro che il 2020 sia difficile".
Certo non potevo aspettarmi che la famosa diceria “anno bisesto anno funesto” fosse così vera da portarci in serbo, fin dalle sue prime settimane, una pandemia come non se ne vedevano da cento anni esatti: quindi per quest’anno è deciso e pacifico che mi asterrò da qualsivoglia augurio.
No, per il 2021 e per i giovani e le giovani cui sto scrivendo, questo non è un augurio ma una autentica richiesta, stile lettera a Babbo Natale in ritardo: chiedo a ragazzi e ragazze di portarci in dono una cosa. Una parola, per essere precisi.
Quella parola è neotopia.
Non so nemmeno se esiste, a dirla tutta. So che il sociologo Zygmunt Bauman, qualche anno fa, ha coniato il termine retrotopia: è quel tipo di atteggiamento per cui si crede sempre che il meglio sia nel passato, nel dietro, nel già successo. Come quando detesti tutta la musica di oggi in nome di quella della tua giovinezza; come quando credi che i giovani siano tutti sempre dei rammolliti rispetto a quelli della tua generazione; come quando ti fissi sull’idea che i veri sani valori erano quelli del passato, mentre nel presente c’è la degenerazione e lo sbando: retrotopia.
Un po’ come l’utopia, solo volta al passato.
Bene, allora io vi propongo questa parola: neotopia, che è l’esatto contrario di retrotopia.
La neotopia per me è l’idea che il meglio debba ancora venire.
La neotopia per me è l’idea che proseguire sulla stessa strada che abbiamo già calpestato non ci può che portare negli stessi posti che abbiamo già visto.
Le neotopia per me è l’idea che solo un pensiero diverso può sperare di generare un mondo diverso.
E perché abbiamo così tanto bisogno di netopia? Perché credo sia apparso evidente a tutti, e il virus non ha fatto altro che renderlo ancora più manifesto: nella scuola, nella sanità, nell’ambiente e in moltissimi altri aspetti della nostra vita.
Il pensiero del passato non funziona più.
“Eh, ma abbiamo sempre fatto così!” Appunto. È ora di provare a fare diverso.
Il mondo ci sta chiedendo a gran voce di cambiare prospettiva. Di cambiare le regole. Di scriverne di nuove. E soprattutto di far sì che, a scriverla, sia gente nuova.
Gente che finora non ha mai avuto voce.
Io, nel mio piccolo, se tendo l’orecchio la sento già, la voce della neotopia: ragazzi come Mahala Yousafzai, Greta Thunberg, Nicolò Govoni, hanno tutti fra i venti e trent’anni e stanno cambiando il mondo.
Anche voi potete farlo.
Anzi, ve lo chiedo qui: fatelo.
Regalateci un mondo nuovo.
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